MEGLIO L’OBLIO – Liceo Copernico, Prato

MEGLIO L’OBLIO – Liceo Copernico, Prato

Il bisogno naturale in ognuno di sentirsi amati influisce enormemente sulla possibilità di sentirsi felice.
Amore, vita, oblio, un gesto estremo che non si compie per l’atto d’amore più importante: quello verso noi stessi.

 

Meglio l’oblio

Sarebbe bastato poco, una leggera pressione proprio sulla vena e il sangue sarebbe sgorgato fuori dal suo corpo, portandosi con sé la sua inutile vita. La sua mano non tremava mentre reggeva il sottile pezzo di metallo. Bastava davvero poco per togliersi la vita. Un piccolo sforzo, un’ultima scheggia di dolore e avrebbe smesso di sentire per sempre le loro voci.
Puttana…zoccola…impiccati…cicciona…sparisci…
Finalmente lo avrebbe fatto, sarebbe sparita. Era giusto così. Tutti sarebbero stati meglio una volta morta, compresa lei stessa. Avrebbe avuto la sicurezza e il silenzio dell’oblio eterno, non avrebbe più pianto per non essere amata, per non avere amici, per non avere un ragazzo o per essere grassa. Tutte le preoccupazioni sarebbero zampillate fuori da lei assieme a quel liquido rosso. Il suo corpo non avrebbe più sofferto dopo quel momento. Gli occhi le si sarebbero chiusi, come in un sonno perpetuo, e sicuramente allora sarebbe stata molto più bella.

Bella. Poteva essere bella la morte? Non poteva fare a meno di pensare che ci fosse una sorta di bellezza nell’immagine del suo corpo nella bara, vestito meglio del solito, con i capelli ordinati e la pelle pallida. Il suo volto cereo sarebbe stato bello in quel momento, imperturbabile e sereno come se dormisse, libero da tutti gli affanni passati e futuri. Quella era la bellezza dell’oblio, molto meno faticosa e più tranquilla di quella terrena. Forse sarebbe apparsa perfino più magra una volta tolto qualche litro di sangue.
Premette leggermente la lametta sulla sua pelle chiara, guardando la vena bluastra iniziare a pulsare appena più forte. Si soffermò qualche secondo per concentrarsi sul senso di potenza che iniziava a pervaderla. Aveva il controllo della sua vita, per la prima volta dopo tanto tempo.
Sei inutile…sei un’incapace…scema… non sai fare niente…
No, quello l’avrebbe fatto! Lo avrebbe fatto e si sarebbe finalmente tolta dai piedi. Era facile; facile e veloce. Prese un profondo respiro, preparandosi ad aumentare la pressione con la lametta. Finalmente poteva scegliere qualcosa della sua vita e lei avrebbe scelto l’oblio. Era meglio l’oblio, quel silenzio confortante senza il trillo o la vibrazione del telefono, quella buia pace senza i volti di tutte le persone da cui aveva cercato invano di farsi amare. L’oblio era lì, quasi poteva toccarlo, scomparire dentro di esso assieme alla sua memoria.

Le pulsazioni della vena aumentarono, poteva sentirle sotto la punta della sottilissima lamina. La sentiva diventare appena più scivolosa mentre le prime fitte di dolore le pungevano il polso.
Cicciona!… Nessuno scoperebbe con te nemmeno da ubriaco…
Doveva farlo. Ora o mai più. Una volta fatto quel tuffo nel buio tutto sarebbe finito. Perché esitava allora?
Più guardava il suo braccio e le vene che si ramificavano sotto di esso più aveva la sensazione di avere altro sotto la lametta. Sentiva la vita, ma era la sua, inutile e patetica, quindi perché non riusciva a fare quel taglio? Guardò il suo braccio con rabbia, desiderando che cadesse, che si staccasse dal resto del corpo con un fiotto di sangue che l’avrebbe uccisa. Eppure non riusciva ad affondare la lama.
Hai le braccia grosse come zampe di elefante…
Cercò di ricordarsi altri insulti simili per spingere la lama più a fondo nella carne, ma quella vena sotto la pelle, pulsante di vita e completamente alla sua mercé, le appariva sempre più fragile, effimera, piccola e indifesa. Le sembrò di avere tra le mani qualcosa di simile a un uccellino caduto dal nido, una piccola vita che necessitava di protezione, cure e amore. Ma lei non si meritava queste cose, ormai lo aveva capito. Allora perché non riusciva a fare ciò che era giusto per tutti?
Più pensava a quanto la vita nelle sue mani fosse fragile, più iniziava a riavvertire quell’ammorbante desiderio di amore. Come ogni volta assieme a esso vennero le lacrime. Voleva essere amata; lo desiderava nello stesso modo disperato e bisognoso tipico dei bambini piccoli, di tutti i cuccioli del mondo. Nessuno però mai le aveva dato amore, se non coloro che erano programmati per farlo.
La lametta le cadde di mano, mentre tornava preda dei singhiozzi.
Nell’oblio non ci sarebbe stato nessuno ad amarla. Certo, l’oblio avrebbe comunque annullato il suo desiderio, ma lei non voleva. Si tenne il braccio appena sanguinante con l’altra mano, portandoselo al petto e stringendolo dolcemente, come avrebbe desiderato essere stretta lei. Consolò lei stessa il suo corpo, provando un leggero sollievo nell’abbracciarsi da sola. Per una volta amò sé stessa.
L’oblio era meglio lasciarlo per gli insulti.